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Canicattì
La nostra città si trova su una fertile collina, esattamente a metà strada tra Caltanissetta ed Agrigento. Il comune conta poco più di 35.000 abitanti e ha un'estensione di circa 91 kmq, con una densità di quasi 400 ab./kmq. Centro commerciale naturale per vocazione e intraprendenza dei suoi abitanti, Canicattì è punto di riferimento per i paesi dell'hinterland. Grazie alla fertilità delle vicine campagne, la città nel 1987 è stata annoverata tra i "100 Comuni della Piccola-Grande Italia che hanno maggiormente contribuito al progresso della Repubblica", in particolare per la notevole produzione e qualità delle sue uve da tavola e da mosto. Il toponimo "Canicattì" deriva dal termine arabo "Handaq-Attin" (o Hanih-Attin) e vuol dire fossato d'argilla. Con il termine Handaq-Attin i saraceni indicavano la parte bassa della città, cioè quella pianeggiante, in cui scorreva l'antico fiume Naro. Altre interpretazioni (Hanih-Attin...) conducono al significato similare di "acqua del canneto" o "acqua del fico", termine comune anche al paese di Canicattini Bagni (SR). Da notare che entrambi gli abitanti dei due paesi si chiamano "canicattinesi", perché nel termine arabo è presente la "n" finale; altrimenti i cittadini dell'Agrigentino si dovrebbero chiamare "canicattesi" dato che il nome del loro paese è tronco, con l'accento finale. Da questo si evince che è totalmente sbagliata l'interpretazione dal toponimo "Al-kattà": evidentemente non si conoscono i fondamenti di glottologia! In ogni caso "Al-kattà" viene riferito ad un sito particolare di Borgalino e non a tutto il paese.
Questa settimana ho visitato...
LA CHIESA DI SANTO SPIRITO. E' una chiesa molto antica e ben strutturata. La fondazione risale al 1630 circa. Ha una facciata a 3 elevazioni di stile barocco classicheggiante, con le nicchie dei santi, finestra centrale e l'elevazione campanaria più alta con un timpano centrale. L'interno è semplice ma molto decoroso con nicchie laterali ed altari e l'altare centrale elevato. Una lapide recita che attorno al 1940 il Barone Chiaramonte ha riparato a proprie spese tutto il tetto e le pareti adornandole convenientemente.